Fondazione Crt: Palenzona il tessitore del risiko (Mi.Fi.)
2023年4月24日 - 3:50PM
MF Dow Jones (Italian)
Con l'elezione a presidente della Fondazione Crt, Fabrizio
Palenzona, uno dei grandi vecchi della finanza italiana, è tornato
sotto i riflettori. E a quasi 70 anni l'ex politico alessandrino,
sindacalista, banchiere e presidente di associazione di categoria
(Conftrasporto, Aiscat, Assaeroporti) si prepara a tessere ancora
le fila delle principali partite del risiko del potere finanziario
del Paese. Ma non solo. Non che negli ultimi anni l'attuale
presidente anche di Prelios non lo abbia fatto. Anzi pare che
nell'estate rovente degli scontri nell'azionariato delle Generali,
lo stratega Palenzona abbia "ispirato" un pranzo romano mettendo
allo stesso tavolo i due contendenti Francesco Caltagirone e il ceo
di Mediobanca Alberto Nagel. Lo scopo? Trovare una quadra sul rebus
della riconferma per Philippe Donnet, una quadra che poi non
arrivò.
Chi lo conosce sa che Palenzona è arrivato alla cabina di regia
di Fondazione Crt con l'ambizione di riportare l'ente ai fasti del
passato. Grazie alle sue abilità da ex democristiano è riuscito a
imporre la sua candidatura contro Giovanni Quaglia, criticato da
molti per aver limitato a un ambito locale l'influenza dell'ente
torinese. Crt conta su un portafoglio di quote nelle partecipate al
centro dei grandi snodi della finanza. È la terza fondazione di
origine bancaria per patrimonio investito (3,25 miliardi) ed è una
stanza dei bottoni per partecipare ai destini di Unicredit (quota
dell'1,9%), Banco Bpm (1,8%), Generali (1,61%) fino a Cdp (1,5%). A
Piazza Affari, anche dopo le recenti mosse di Caltagirone nel
capitale del Banco Bpm rivelate da MF-Milano Finanza, si continua a
speculare sulle mire di Unicredit su Piazza Meda, ma il primo
dossier sul tavolo dell'ente sabaudo sarà invece quello relativo
alla governance del Leone. Per il 28 aprile c'è in agenda
l'assemblea con all'ordine del giorno, oltre all'approvazione del
bilancio, anche la nomina del collegio sindacale, e di sicuro
qualcuno guarderà al voto di Crt per cercare di cogliere differenze
rispetto alla gestione di Quaglia. L'ex numero uno della Crt è
stato messo nel mirino da alcuni consiglieri di espressione
palenzoniana per aver nettamente schierato la fondazione
piemontese, con tanto di patto parasociale, in un'aspra battaglia
fra big della finanza italiana per il controllo della compagnia
triestina: Mediobanca e gruppo De Agostini da una parte e
Caltagirone, Del Vecchio, Benetton e Crt dall'altra. Palenzona era
contrario a far vestire all'istituzione fondazione i panni non
consoni dell'investitore iper-attivista. Storicamente vicino a
Mediobanca ma in buoni rapporti anche con il costruttore romano,
c'è da scommettere che da qui in avanti il banchiere alessandrino
ricollocherà l'ente su una posizione di maggiore neutralità,
ritagliandosi il ruolo che più gli si addice, quello del "padre
nobile".
È evidente che proprio puntando sulle sue relazioni consolidate
c'è chi immagina che una sponda con Caltagirone (ora all'1,1% del
Banco) potrebbe essere utile a Crt per promuovere quel
consolidamento bancario fra le milanesi Unicredit-Bpm a cui
Palenzona ha subito aperto nella prima uscita da presidente
dell'ente. La fusione avrebbe senso industrialmente "e quindi resta
la valenza strategica dell'operazione", ha spiegato il banchiere in
un'intervista. Fra i promotori del patto in Bpm che ha riunito le
altre fondazioni socie (Lucca,Trento e Rovereto e Alessandria) e le
casse di previdenza (Enpam, Cassa forense e Inarcassa) c'è proprio
Crt. E alla luce dell'autorevolezza del presidente e del peso
specifico assunto nelle rispettive governance, la fondazione
potrebbe spendersi per creare consenso in un ruolo da pivot tra gli
azionisti storici delle due banche sull'ipotesi di
un'aggregazione.
Non solo ma come fatto in passato in Unicredit, Palenzona
potrebbe anche recuperare lo storico rapporto con Cariverona, non
più saldo come un tempo. Tutto questo per segnalare il ruolo
potenzialmente centrale di Crt, anche se dopo la fiammata di
indiscrezioni degli ultimi giorni, il dossier sembra si sia
nuovamente raffreddato. Quel che è certo è che Palenzona farà le
cose in grande, cercando di riportare la Fondazione sia a contare
sul panorama nazionale sia ad assumere anche un respiro
internazionale. Nel primo caso è immaginabile che il neo presidente
rispolvererà l'idea della creazione di campioni nazionali. Si è
spesso parlato di fusione fra grandi enti del Nord Ovest e quindi
perché non fantasticare circa un'alleanza tra Crt e Compagnia di
San Paolo, asse che proietterebbe il sistema economico-politico di
Torino ai piani alti delle strategie della nazione. Quanto invece
allo sguardo oltre confine, la nuova visione probabilmente porterà
l'ente a valutare una diversificazione del portafoglio delle
partecipazioni, da sempre nel dna del neo presidente, che potrebbe
condurre a nuovi investimenti in società estere. Il percorso di
crescita di Crt passerà anche per la corsa alla guida dell'Acri,
dove tra un anno scadrà il mandato di Francesco Profumo. Forse
anche per questo, come sussurrano a Torino, Giuseppe Guzzetti
avrebbe sperato fino all'ultimo che il manager di Tortona non
riuscisse a conquistare la presidenza di Crt. Eppure c'è chi vede
nell'approdo di Palenzona alla guida dell'associazione delle
fondazioni e delle casse di risparmio come un passaggio nell'ordine
naturale delle cose, per quanto non scontato. Un passo che peraltro
potrebbe portare gli enti bancari di minori dimensioni ad avere più
voce in capitolo sulle decisioni di sistema.
red
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2408:35 apr 2023
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