F2i: quegli enti di guerra (Mi.Fi.)
2023年11月13日 - 5:19PM
MF Dow Jones (Italian)
ROMA (MF-NW)--Nel mondo delle fondazioni bancarie c'è un
ritrovato protagonista con cui tutti i principali enti, a
cominciare da Cariplo, devono fare i conti dopo il lungo ventennio
guzzettiano: il presidente della Fondazione Crt Fabrizio Palenzona.
Salito ad aprile alla guida del terzo ente del mondo Acri per
patrimonio investito (3,25 miliardi di euro), Palenzona, decano
della finanza italiana per passato, curriculum e capacità sarebbe
il candidato naturale per salire sulla tolda di comando
dell'associazione delle fondazioni e delle casse di risparmio.
C'è chi per Palenzona immagina un regno simile (ma di 10 anni
dopo l'entrata in vigore del protocollo Acri-Mef) a quello dell'ex
presidente della Cariplo Giuseppe Guzzetti che per 20 anni da
numero uno dell'Acri ha tirato le fila di molte partite di
sistema.
A cominciare dall'indicazione delle presidenze di Cassa
Depositi, della guida di F2i e tanto altro. Le fondazioni sono il
motore dell'economia sociale in Italia e azionisti forti delle
principali istituzioni finanziarie del Paese come Intesa Sanpaolo,
Unicredit, Banco Bpm e Cdp.
La scalata di Palenzona ai vertici dell'associazione, però, non
è scontata. Per esempio, perché va trovato un accordo -spiega chi
segue da vicino queste vicende - con le altre due big del mondo
delle fondazioni (la stessa Cariplo a guida Giovanni Azzone e la
Compagnia di Sanpaolo di Francesco Profumo) e un consenso anche fra
gli altri enti fuori dal terzetto di vertice come Cariparo (Padova
e Rovigo) o CariVerona. Nella città scaligera, per esempio,
l'ipotesi Palenzona non scalda per niente gli animi. Il mandato
quinquennale di Profumo, arrivato nel 2019 al vertice dell'Acri con
l'investitura ancora una volta decisiva dello stesso Guzzetti,
scadrà a inizio maggio del prossimo anno, quando terminerà anche il
secondo e ultimo quadriennio dell'ex ministro da presidente della
Compagnia di Sanpaolo. Dunque Profumo, non rieleggibile a Torino,
dovrà passare il testimone anche nella Confindustria delle
fondazioni.
Sempre secondo gli esegeti del mondo Acri, le manovre di
Palenzona verso il vertice dell'associazione sono partite e le
scosse telluriche iniziano a sentirsi anche in F2i, il fondo
infrastrutturale da oltre sette miliardi di asset, creato nel 2007
e che ha come soci (19 in tutto) Cdp Equity, Unicredit, Intesa
Sanpaolo e le principali fondazioni bancarie e casse previdenziali.
I blocchi delle casse e fondazioni rappresentano i primi due
azionisti di F2i. Complessivamente al 26% del capitale gli enti
previdenziali e i fondi pensione, fra cui ci sono Inarcassa (al
6,3%), la cassa dei geometri (al 5%), l'Enpam e Cassa Forense
(entrambe al 4%). Al 25%, invece, le fondazioni sono capeggiate
dalla lombarda Cariplo (al 7,2%) e dalle due torinesi Crt e
Compagnia di Sanpaolo (entrambe al 3,35%). Seguono poi le altre
fondazioni con quote minori (Cuneo, Lucca, Firenze, Sardegna, Forlì
e Cariparo). Al timone di F2i c'è Renato Ravanelli, manager con
grande esperienza nel mercato italiano delle utility (A2A, Edison,
Aem) e arrivato nel 2014 alla guida della sgr sempre con la regia
del vecchio dominus del mondo Acri, Guzzetti.
Ebbene, cosa sta succedendo in F2i? Come rivelato dalla Stampa,
a fine settembre le casse, a cui si sono aggiunte poi Fondazione
Crt e Unicredit, hanno disdettato (ma per la decadenza bastava
l'iniziale ritiro di un socio soltanto) il patto di consultazione
che regola le nomine di F2i fra i principali soci della sgr. Le
prime letture della vicenda hanno riportato di uno scontro in atto
fra i soci con le casse che avrebbero messo nel mirino Ravanelli,
nel frattempo in manovra con un management buyout per portare il
peso di nuovi azionisti al 35% del capitale.
Alcune fonti vicine al mondo degli enti previdenziali hanno
riferito a MF-Milano Finanza che non si tratta di scontri ma di
«normali dinamiche di democrazia societaria» a fronte di un
passaggio importante come la volontà di Ravanelli di espandere in
Europa il focus strategico dei fondi d'investimento di F2i. Non è
stata una disdetta anticipata, perché si è colta la finestra
consentita dagli accordi parasociali che restano comunque in vigore
fino a marzo. Nei prossimi mesi si ridiscuterà la nuova governance
e si sta organizzando un primo incontro per far partire le
interlocuzioni a dicembre. Le casse hanno sottoscritto oltre due
dei sette miliardi raccolti dai veicoli della sgr: dunque, vogliono
verificare che la struttura di F2i sia adeguata alla nuova mission,
diversa da quella originaria che puntava invece a far diventare la
sgr il campione nazionale degli investimenti nelle infrastrutture.
Le casse hanno bocciato il management buyout, che però non è stato
accantonato del tutto (eventualmente verrà riproposto solo con un
30% del capitale) e dal loro punto di vista il ruolo di Ravanelli
non è in discussione. Anche perché con i buoni rendimenti messi a
segno fino a ora, «squadra che vince non si cambia».
Le casse, compatte su questo dossier, dicono piuttosto di
guardare nel campo delle fondazioni. È fra gli enti che
entrerebbero in gioco divisioni frutto dei nuovi equilibri che si
stanno delineando nel mondo Acri. Secondo più letture, che però
vengono invece smentite da fonti torinesi, la disdetta di Crt e la
messa in discussione di Ravanelli sarebbero da mettere in relazione
con la partita che Palenzona sta giocando per la presidenza
dell'Acri e per quella di Cdp, da scegliere sempre a maggio 2024.
Mettere sul tavolo anche il fronte F2i servirebbe al numero uno di
Crt per riuscire a strappare di più nella sua scalata al
post-Guzzetti.
alu
fine
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1309:03 nov 2023
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